Nel complesso fenomeno delle migrazioni verso terre lontane alla ricerca di fortuna, il cibo (oltre alla lingua) ha rappresentato il fedele compagno di viaggio, in un rapporto intenso e articolato.Portare con se’ i cibi di casa infatti ha sempre costituito per i migranti un legame stretto con le proprie origini, una sorta di memoria collettiva, per non dimenticare e per rendere meno doloroso il distacco dalla terra natia.La storia dell’emigrazione da sempre ci racconta della necessità di adattarsi ai nuovi stili di vita, agli usi e costumi della nuova terra, ma nello stesso tempo aggiungere al bagaglio olio, formaggio, pane e tanto altro significava rendere meno penoso lo “strappo” dagli affetti e dalle relazioni importanti.Portare con sé i cibi dei luoghi di origine dunque è un’usanza che si perpetua da sempre, e ancora oggi è diffusissima anche quella di far arrivare i pacchi da casa, ovunque si risiede. L’invio di questi pacchi, spesso richiesti dai destinatari, rappresenta una conferma periodica di legami con parenti e luoghi lontani, un’usanza che rafforza l’identità, che valorizza la memoria e la cultura gastronomica di appartenenza.Anche aspettare l’arrivo del pacco da casa è un vero e proprio rito, che rende piacevole l’attesa, facendo pregustare sapori e profumi della propria terra, con un emozionante tuffo nel passato.Eh si, perché il cibo non nutre solo il corpo, ma alimenta anche valori ed emozioni, e se il cibo è quello “di casa” ci farà sentire meno soli, anche quando viviamo altrove.
