È una storia antica quella cavatelli, la pasta più semplice e forse la più amata da Federico II di Svevia, che come è noto era amante della buona cucina; fu proprio sotto il suo regno che cominciarono a nascere le prime paste fresche che, nonostante fossero annoverate tra i piatti “poveri”, grazie all’arte ed al buongusto federiciano, divennero piatti raffinati e succulenti. I cavatelli all’epoca di Federico erano chiamati croseti, ossia tipo di pasta “oblunga che va calcata con un dito per ottenere la forma incavata“: tramandati in tutta Italia, ed in particolare in Puglia e Basilicata, rappresentano ancora oggi uno dei tipi di pasta più rappresentativi del sud.Come tutte le paste fresche, anche i cavatelli sono ottenuti da pochi e semplici ingredienti, farina e acqua. In alcune zone della regione possono essere preparati con farina di fave oppure con farina di ceci, che rendono questo tipo di pasta ancora più digeribile. Diversi sono i nomi con i quali in Basilicata sono conosciuti i cavatelli: cavatidd o rascjatiell, gnucchett o scorz e menl; nella zona del materano questo tipo di pasta viene denominato “capund”, proprio perché ottenuto “strisciando” la pasta con la punta delle dita. Infatti i cavatelli si ottengono strisciando con il dito verso il basso pezzettini di pasta cilindrica ai quali viene data la forma “cava”. Tradizione vuole che il condimento ideale per i cavatelli sia con il ragù di carne, ma questo tipo di pasta fresca si presta bene anche con altri tipi di condimenti, come ad es. con il sugo di pomodoro e il cacioricotta, oppure con salsiccia e verdure, o ancora con i peperoni cruschi.Cambia il nome, cambiano i condimenti, ma la bontà e la semplicità di questa pasta rimane unica e inimitabile.





