Già Plutarco, nelle sue “Dispute conviviali” scriveva : “Noi non ci invitiamo l’un l’altro per mangiare e bere semplicemente, ma per mangiare e bere INSIEME“. Mangiare
è il più importante fra i bisogni primari, ma non è solo una necessità
fisiologica, non contiene in se’ aspetti solo nutritivi ma anche
emozionali, sociali e di comunicazione.Infatti
il cibo è fin dalla nascita il mediatore principale nel nostro rapporto
con il mondo, ed ha un profondo significato relazionale; i pasti sono
un punto di riferimento importante, scandiscono i ritmi della nostra
giornata ed ogni evento della nostra vita sembra essere accompagnato da
momenti di convivialità, attraverso i quali socializziamo e festeggiamo. Il pasto conviviale è quello in cui si sta insieme, assaporando gusti e alimenti che hanno una storia e un significato simbolico legato alle tradizioni locali che si tramandano di generazione in generazione.
D’altra
parte condividere il cibo è riconosciuto da sempre come una modalità
fondamentale per stabilire e mantenere rapporti interpersonali, e anche
il termine “compagno” deriva dal latino e significa “dividere il pane
con”, quindi sinonimo di amicizia e di condivisione.Mangiare
insieme favorisce il dialogo, le riflessioni e il piacere della
socialità, elemento questo per il quale noi italiani siamo un esempio
nel mondo.Naturalmente il cibo deve essere di
qualità: se il cibo è buono sentiamo bene, pensiamo bene e stiamo bene
con gli altri, rafforzando così le relazioni più importanti.Il
cibo quindi ci unisce e ci nutre, e ci svela, attraverso il piacere
della condivisione, il forte legame con la cultura di appartenenza.